Notizie storiche su Arcellasco d'Erba

Parrocchia di Arcellasco d'Erba

NOTE STORICHE SUL TERRITORIO DELLA PARROCCHIA

da "Herbenses Historiae"(note sulle vicende della città dalle sue origini al '900) di Angelo Bassi

Arcellasco e Cassina Mariaga

I due comuni sono posti su l'altra rivadel Lambro, il flumen frugidum di Plinio.

Cominciamo da Arcellasco. Il Cantù lo chiama Arcellazzo e Io vuole nome di origine celtica come Brugora; altro lo vuoi derivato dal latino e vorrebbe dire, presso a poco, castellaccio. È, o meglio, era un Comune formato da un gruppo di villaggi e cascinali: Carpesino, Brugora, Torricella, S. Bernardino ... nessuno però di tale importanza da richiamare su di sè l'attenzione degli scrittori di storie della nostra regione; ecco forse il motivo per cui io non potrei trovare alcuna notizia che lo riguardi. Che importa? Oggi si è arricchito di ville e giardini così da farlo divenire un paese bello e importante -e non bisognoso di fasti genealogici -direbbe il Manzoni.

Su Carpesino c'è una tradizione che lo vorrebbe situato un tempo, su le rive dello scomparso lago Eupili, e che il suo nome derivi da carpe sinum , piglia il porto, ma ai tempi dell'Eupili qui non si parlava il latino. Nell'infeudazione del 1647 Carpesino, come Erba , toccò al conte Cado Archinti; più tardi però con Brugora, passò ai Carpani . Un vecchio prete mi diceva che nell'oratorio di Carpesino il poeta milanese Carlo Porta aveva celebrato le sue nozze con la signora Vincenza Prevosti: sarà vero? Mi dissero pure che nel demolire un muro, di non so qual casa, siansi trovate lettere del Porta alla Prevosti: se la prima notizia è vera, la seconda diventa probabilissima.

Anche Cassina Mariaga era un Comune risultante da un complesso di frazioni senza un centro di qualche importanza. Importante però nel medioevo fu Incasate che allora si chiamava Casale. Faceva parte di un grosso feudo chiamato appunto la Corte di Casale e che comprendeva Canzo, Caslino, Castelmarte, Proserpio, Longone, Mariaga, Bindella, Comezzano, Morchiuso , Boffalora e Campolungo. Casale, dice il Bombognini, aveva una chiesa e un castello con una torre altissima. Alberto da Intimiano diede la corte in feudo al Capitolo di Monza. Più tardi, il feudo di Casale fu smembrato; all' epoca degli Spagnuoli la maggior parte delle sue terre era dei Carpani; poi passarono ai Crivelli.

Su la via che va a Longone, a Torricella, in mezzo al verde, si trova la villa Silva che fu già del conte. Stampa, pittore e figliastro di Alessandro Manzoni. E si dice che talvolta il Manzoni venisse a passare qualche giorno in casa Stampa. Sarà? non sarà. -Io lascio il lettore còl dolce in bocca in questo caro ricordo. Potrà parere inutile a qualcuno questa parola "poeta" aggiunta al nome di Carlo Porta, quasi fosse uno sconosciuto, ma non è così. Un tempo, cioè al tempo della mia fanciullezza (molto lontano) il Porta era popolarissimo fra noi: moltissimi, anche del popolino, lo leggevano e sapevano a memoria qualche strofetta delle più caratteristiche; perfino i preti. E sì che in parecchie delle sue satire li aveva trattati molto male. Ma da quel male era venuto il bene , perchè le superiori gerarchie ecclesiastiche da quelle satire erano state obbligate a provvedere seriamente ed efficacemente, e i costumi del clero, e anche le condizioni materiali di tanti poveri preti furono in seguito molto migliorate.

È a Torricella, la villa ora appartiene alla signora Silva Candini. È situata sopra un'altura che guarda sul lago di Pusiano , dalla parte opposta del pariniano Bosisio, e domina la parte orientale del Piano d'Erba, chiuso in cerchio dai Corni di Canzo, dal Resegone, e dai colli della Brianza: posizione veramente magnifica. Del giardino, del bosco e del palazzo non parlo perchè dentro non sono mai stato, ma non importa, perchè io qui ne scrivo solo per richiamare i tanti ricordi dei personaggi che ne furono proprietari od ospiti, e di qualche fatterello che li riguarda. Un valente e accuratissimo scrittore, Ezio Fiori, nel suo libro "Soggiorni e villeggiature manzoniane" le dedica nientemeno che 18 pagine con belle incisioni, e ne fà la storia cominciando da Galvano Fiamma, e cioè da quando Torricella faceva parte del feudo della Corte di Casale; ma io salto tutto il passato remoto e comincio dal Porta per venire ad oggi. La villa nel 1811 fu acquistata da signor Raffaele Arauco primo marito della signora Vincenza Prevosti che, in seconde nozze, sposò Carlo Porta; così divenne la Villa Porta. Il Porta, prima passava l'autunno a Carpesino (altra frazione dello stesso Comune di Arcellasco e le nozze con la Prevosti (mi diceva un vecchio prete del sito) furono celebrate qui nella chiesetta dei Re Magi (di Pasquetta) dove ancora ogni anno il 6 gennaio si fa una festa molto frequentata.

Al Porta piaceva molto Torricella, ma alla moglie poco, e preferiva villeggiare a Monza, così affittava Torricella all'amico suo Francesco Lancetti, pezzo grosso della burocrazia al tempo del Regno d'Italia napoleonico. Il Lancetti lassù si trovò bene, ma non troppo, tanto che scrisse al Porta un sonetto che cominciava: “Porta la casa che m'hai dato in presto la credo calamita d'ogni vento”. E più tardi un altro sonetto: ”Càr el me Porta, la tua cà l'è bella, granda, polida, comoda, ben fada; ma mi vorreu sauè come l'è stada chegh'abien messe nom de Torresella,e voleva che la si chiamasse Ventesella..” Il Porta rispose con un'altro sonettoche finiva così: “De chi, el me càr Lanzett, te capiree che in pari di nost turben de la bassa i vent de Torresella hin on bellee”. Però, fosse che la moglie preferisse l'altra villa di Monza, fosse per il disagio del viaggio da Milano a lassù (allora, si capisce, non c'era la ferrovia) fatto sta che nel 1818 la vendette a don Cesare Borri, padre di quella donna Teresa che poi -in seconde nozze -sposò Alessandro Manzoni. A don Cesare Borri succedette presto il figlio don Giuseppe, fratelio (è chiaro) di donna Teresa la quale sposò il conte Decio Stampa, da cui ebbe un figlio: Stefano.

Don Giuseppe Borri, e il conte Stefano Stampa meritano un cenno un po' lunghetto. Il Borri era un rigido patriota: aveva fatto gli studi legali, ma non volle laurearsi per non avere a che fare con l'Austria. Coltivò la scultura, e fu un discreto imitatoré di Canova. La sorella Teresa, rimasta vedova del conte Stampa, con un bambino di pochi mesi, sposò 17 anni dopo, nel 1837, Alessandro Manzoni. Nonostante il sua carattere un po' scontroso e bisbetico, il Borri aveva per il cognato un affetto che poteva dirsi venerazione, e il Manzoni lo amava come un fratello. Quando nel 1859 scoppià la guerra contro l'Austria, il Borri volle che il Manzoni venisse ad abitare con lui a Torricella, per timore che l'Austria, che nel '48 gli aveva preso un ostaggio il figlio Filippo, divisasse di portar via il poeta stesso.

E questi venne ed abitò a Torricella dal 14 maggio al 14 giugno; e qui ebbe la notizia della battaglia di Magenta e dell'entrata trionfale di Vittorio Emanuele III in Milano.